La storia di Michele: progetta un bivacco sulle Alpi, ma sogna di tornare al Sud

Nelle altezze mozzafiato delle Alpi Cozie, vicino alla vetta della Dormillouse, una cima al confine tra Italia e Francia, c'è un luogo "segreto", una piccola casetta immersa nella neve: il Bivacco Corradini. Un'opera architettonica rivoluzionaria, futuristica, che evoca la vita solitaria, "offline".

Michele Versaci, nato a Messina, è l'autore di questo progetto. Un professionista dell'architettura, con un bagaglio di esperienze notevolissime, tra cui la vittoria  del primo premio IN/ARCH nel 2013. Ha collaborato con studi d'architettura internazionali, in Italia e all'estero partendo dalla Svizzera, passando dalla Nieto Sobejano Arquitectos di Madrid e  Berlino, la Carlo Ratti Associati a Torino ed infine a Milano dove adesso risiede.

L'architetto messinese vuole lavorare nelle sue terre d'origine e dichiara alla Gazzetta del Sud: "Alla fine è stata anche questa una breve parentesi (il soggiorno in Svizzera) perché in cuor mio sentivo ancora il bisogno di imparare, e soprattutto volevo assaporare ancora una volta progetti di ampio respiro" ed ancora "Il bivacco è nato per omaggiare la figura di un giovane, Matteo Corradini, venuto a mancare dopo una brutta malattia. Ed è stato il padre, Paolo, a regalare questa opera a tutti coloro che come suo figlio amavano la montagna. Alpinisti e non."

Michele Versaci e il suo collega, Andrea Cassi, hanno impiegato più tempo nel progetto che nella costruzione del Bivacco Corradini, poiché a causa delle condizioni climatiche a quell'altezza tutto doveva essere pre-costruito e poi trasportato via aerea per poi assembrarlo sul luogo. Versaci testimonia: "tutto ha preso vita a 2900 metri in soli quattro giorni, e devo dire che questa è sì una bella storia di solidarietà, ma allo stesso tempo ci restituisce un modo esemplare di vivere la montagna, perché questi posti sono aperti 365 giorni l'anno senza custodia e vengono mantenuti dagli stessi fruitori".

Lo scorso mese il progetto del bivacco ha ottenuto un premio molto prestigioso per giovani progettisti a Milano, ma l'architetto messinese vuole tornare a casa e confessa: "Fuori si ha sempre la possibilità di realizzarsi, ma non mi dispiacerebbe tornare anche solo con un piede per lavorare nella mia terra. Del resto io non ho mai chiuso la porta, passo le mie vacanze giù e devo dire che il pensiero di dare un contributo di energia e positività è qualcosa che mi balena in testa. Adesso, insomma, stiamo facendo esperienza sperando di accendere nuova vita nello Stretto. Le cui bellezze meritano di essere conosciute ovunque".

Michele Versaci ha già lavorato a Catania in più luoghi, tra cui una Cappella privata a Trecastagni e nella Chiesa Madre dello stesso paese. Ora lavora alla riqualificazione del lungomare di Catania.