Gioia al Sud: 26 ragazzi hanno firmato un contratto a tempo indeterminato

L'emergenza Coronavirus ha sollevato un altro problema importante, purtroppo peggiorato nel corso del lockdown dello scorso marzo: quello del lavoro e dell'occupazione di giovani e meno giovani. La quarantena e lo stop alle attività hanno creato molti danni ai lavoratori italiani, in molti casi costretti a "chiudere bottega" restando senza lavoro. Ovunque, in giro per l'Italia, ci sono serrande chiuse e persone spesso anche disperate.

Ecco quindi che è ancora più bello ed importante venire a conoscenza di giovani che ottengono contratti di lavoro a tempo indeterminato in un periodo come questo e magari al Sud, dove è sempre più difficile trovare un impiego. In questo articolo, infatti, vi raccontiamo di 26 dipendenti precari del Policlinico di Bari che hanno firmato stamattina il loro contratto con l'Azienda ospedaliera.

Si tratta di 19 infermieri, 5 medici (specializzati in neonatologia, cardiologia, medicina interna), 1 biologo e 1 farmacista, che hanno firmato questa mattina l'assunzione, dopo aver risposto alla procedura di stabilizzazione avviata dal Policlinico. Gli stabilizzati hanno un'età media di 35 anni, ma hanno già tanta esperienza nelle aziende sanitarie proprio grazie contratti a tempo determinato o altre forme di lavoro flessibile (tra i requisiti previsti dalla normativa non a caso ci sono almeno tre anni di servizio svolti negli ultimi 8 anni presso amministrazioni del servizio sanitario nazionale).

Il Policlinico di Bari, attraverso il suo account Instagram, ha pubblicato le foto della firma dei contratti, che ritraggono i giovani ovviamente felici e soddisfatti: "Le nuove assunzioni serviranno a rafforzare l’organico nei reparti e garantire ai pazienti una migliore assistenza - spiega il Policlinico in una nota - La legge sulle stabilizzazioni ha l’obiettivo di superare il precariato e valorizzare la professionalità acquisita dal personale con contratto di lavoro a tempo determinato e nello specifico di fronteggiare la carenza di personale e garantire la continuità nell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza".