Un meraviglioso sito naturalistico del Sud candidato a Geoparco Unesco

Il Parco Nazionale della Majella è candidato a diventare patrimonio Unesco. A tal proposito, in occasione delle "Dieci giornate in pietra", si è svolto il 12 settembre a Lettomanoppello il convegno organizzato dal Parco Nazionale della Majella intitolato "Le mille facce della pietra nell'aspirante Geoparco Majella". L'evento è stato realizzato con il patrocinio della Regione Abruzzo, del Comune di Lettomanoppello e dalla locale Pro Loco "Tholos".

Come riportato dal quotidiano Il Pescara, durante il convegno il sindaco D'Alfonso ha sottolineato l'importanza di riscoprire, potenziare e sfruttare per fini turistici l'antica arte dell'estrazione e della lavorazione della pietra di Majella, tramandata di generazione in generazione da padre in figlio, tradizione che contraddistingue la "Città della Pietra della Majella". Il direttore De Martino, ha poi trattato il tema che riguarda l'eterogenea biodiversità del territorio e sulle attività lavorative dei tecnici del Parco della Majella che ne tutelano l'area per incentivare il turismo dei visitatori.

Inoltre, le geologhe Adele Garzarella ed Elena Liberatoscioli hanno indicato i geositi del Parco Nazionale della Majella che gli hanno permesso di candidarsi a Geoparco Unesco, precisando come gli ecosistemi sono per lo più intatti (con 115 grotte censite a livello nazionale). Infine, Mariano Spera del Parco della Majella e il geologo Silvano hanno fatto luce sull'importanza della sottoscrizione della "Carta delle Grotte", firmata dagli operatori per garantire l'uso turistico sostenibile e il rispetto del patrimonio storico culturale.

Istituito nel 1991, il Parco Nazionale della Majella ha una superficie di 74.095 ettari e comprende 39 comuni nella provincia di L'Aquila, Chieti e Pescara. Al suo interno si trovano ben sette riserve naturali statali e alcuni beni d'interesse culturale, tra le più importanti dell'Abruzzo. Il Geoparco aspirante Unesco vanta oltre 150 specie animali e 2.100 specie vegetali che rappresentano all'incirca un terzo di tutta la flora italiana.