Tesori sommersi: al Sud un robot esplora due preziosi reperti romani

Al Sud si è appena conclusa un'importante campagna di indagine nelle acque di Catania per verificare lo stato di conservazione di due giacimenti archeologici subacquei, già rilevati negli anni passati. E' successo a Catania, dove la Soprintendenza del Mare, in collaborazione con il 3° Nucleo Subacqueo della Guardia Costiera di Messina diretto dal comandante Giuseppe Simeone e supportato da mezzi nautici della Capitaneria di Porto di Catania e dell'Ufficio Circondariale Marittimo di Riposto, ha proceduto ad esplorare mediante ROV – un veicolo filoguidato dalla superficie in grado di immagazzinare immagini - i fondali di Capo Mulini e Ognina per monitorare e controllare il carico di due antichi relitti che si sono inabissati in epoca romana.

A riportare la notizia con un lungo post su facebook è Alberto Samonà, assessore ai Beni Culturali e all'identità Siciliana: "L'archeologia subacquea si conferma un segmento particolarmente strategico e importante dell'azione culturale del Governo regionale, sul quale sta operando con crescente impegno. Quanto ai due relitti, il primo - segnalato nel 2009 e completamente rilevato nel 2016 - giace su un fondale di circa 55 metri ed è caratterizzato dalla presenza di centinaia di anfore, di 5 tipologie diverse, che contenevano probabilmente vino e sono databili fra la fine del II secolo a.C. e la metà del I secolo a.C.".

"Il secondo relitto - che è conosciuto fin dal 1986 e trasportava un carico di tegole rettangolari di grosso modulo (66 x 50 cm) con i bordi ad alette ripiegate e coppi semicircolari - giace, invece, su un fondale di circa 40 metri molto vicino alla costa nei pressi di Ognina. Il relitto non è stato mai studiato in maniera scientifica per cui si è proceduto ad una valutazione dell'area di dispersione e alle condizioni di giacitura del carico, con le stesse modalità attuate per il primo relitto" continua il post dell'assessore sul social.

ll prezioso patrimonio sommerso lungo le coste della Sicilia è oggetto di attenzione da parte dell'assessore Alberto Samonà che, attraverso la Soprintendenza del Mare, sta cercando di operare la messa a rete e la valorizzazione degli itinerari che si trovano lungo le coste della Sicilia e che potrebbero rendere l'isola meridionale una delle mete più ambite del turismo subacqueo, oltre che rappresentare motivo di prestigio per il numero considerevole di aree rilevate e censite. I reperti di epoca romana - come suggerito dalle direttive Unesco - verranno lasciati per la maggior parte sui fondali marini come testimonianza della consistenza e tipologia dei giacimenti archeologici rinvenuti.

A coordinare le operazioni di indagine è stato l'archeologo della Soprintendenza del Mare, Nicolò Bruno, supportato da Teresa Saitta, archeologa esterna e grande conoscitrice dei fondali catanesi che ha già al suo attivo altre collaborazioni con la Soprintendenza del Mare nonché da Alessandro Barcellona, esperto subacqueo locale. A controllare il buon andamento dell'immersione è intervenuto direttamente il comandante del nucleo subacqueo della Guardia Costiera che ha messo a disposizione il ROV per verificare le condizioni dei due relitti.