La pesca merendella, al Sud il frutto che è metà pesca e metà mela

E' piccola, ha la pelle liscia di colore bianco ma tende al verde con qualche striatura rosata, ha una polpa molto dolce e profumata che ricorda il miele e gli agrumi. Di cosa parliamo? Della pesca merendella, una varietà pregiata di pesca nettarina, frutto del Prunus persica, albero della famiglia delle Rosacee. Il pesco era conosciuto già in antichità per la bellezza dei suoi fiori e la bontà dei suoi frutti.

La pesca merendella è tipica della Calabria, e trovarla al di fuori di questo territorio è molto raro. Il periodo di maturazione scatta tra luglio e agosto, giusto in tempo per farla conoscere ai turisti di tutto il mondo. Questo frutto, però, non è autoctono della nostra Penisola, bensì fu importato, in epoca antichissima, da Alessandro Magno, che ne apprezzò le caratteristiche grazie a cinesi e persiani.

In Italia trovò un habitat ideale, per cui è divenuta una delle principali coltivazioni in alcune zone, specialmente nella fascia ionica del Catanzarese. Questa pesca è stata recentemente anche oggetto di studio dell'Università di Reggio Calabria, che ne ha individuato tre diverse qualità: la madonna di di giugno, di luglio e di agosto, a seconda, naturalmente, del periodo di produzione. Quella di giugno ha la buccia verde, quella di luglio rosa e quella di agosto bianca.

In Cina la pesca era simbolo di immortalità ma anche in altri paesi, ma anche in altri paesi il frutto ha sempre avuto una parvenza di sacralità. In Giappone, ad esempio, pare protegga dalle forze malefiche, in nord Europa le streghe vi trasferivano simbolicamente le malattie dei loro pazienti, in Cina si credeva che mangiandola si preservasse il corpo dalla corruzione.

Il nome della pesca merendella deriva da merenda, un termine latino che potrebbe provenire sia da meridies, mezzogiorno, per indicare un pasto veloce in sostituzione del pranzo, sia dal verbo merere, meritare, intendendo la merenda come pasto concesso ai lavoratori in seguito a particolari meriti.