In un'Università del Sud istituito un fondo per le "mamme ricercatrici"

E' importante, in Italia e nel mondo, garantire parità di diritti, anche sul luogo di lavoro, a uomini e donne. Ecco perché al Sud, nell'Ateneo dell'Università di Messina, si è deciso di approvare e istituire un Fondo che permetta di incentivare l'attività di ricerca durante la maternità. Il provvedimento ha ricevuto l'ok nell'ultima seduta del Consiglio di Amministrazione dell’Università siciliana, e lo scorso 5 agosto 2020 è stato istituito, per l’anno accademico 2020/21, un tesoretto pari a 240.000 euro per incentivare l’attività di ricerca durante l'anno di maternità.

Questo fondo, infatti, permetterà l'attivazione di un assegno di tipo B della durata di 12 mesi, di cui le docenti che entrano in maternità potranno usufruire per un supporto personale e per continuare la loro attività di ricerca nei mesi in cui sono costrette ad una interruzione o rallentamento dell’attività. "La previsione – ha spiegato la Pro-Rettrice al Welfare e Politiche di Genere, prof.ssa Giovanna Spatari –  nasce dalla considerazione che, per le docenti, pur nella tutela prevista per legge, la scelta di affrontare la maternità è condizionata negativamente dalla constatazione che essa rappresenta un periodo in cui la ricerca individuale subisce un inevitabile rallentamento con conseguente nocumento della produzione scientifica".

Il Rettore, invece, il prof. Salvatore Cuzzocrea ha sottolineato che: "l’Ateneo ritiene che questa azione possa agevolare la scelta della maternità, in uno scenario che vede l’Italia in generale, e il Mezzogiorno in particolare, fanalino di coda in quanto a tasso di natalità".  Inoltre, nell’ambito delle iniziative volte a ridurre le discriminazioni di genere, si ricorda che nell'Ateneo siciliano è attivo dal 2015 il doppio libretto per studenti/sse transessuali  e transgender.

Questo stesso provvedimento è stato approvato qualche giorno fa anche all’Università di Pescara “Gabriele d’Annunzio”, dove è subentrata l’identità Alias per studenti e dipendenti transessuali e transgender. E’ una svolta, quella dell’Ateneo abruzzese, che ha adottato il provvedimento con il decreto rettorale n. 936/2020, e prevede la possibilità di utilizzare un’identità differente, collegata all’identità anagrafica e valida solo all’interno dell‘università di Chieti-Pescara.