"South working", lavorare al Nord vivendo al Sud: l'idea rivoluzionaria post Covid

E' sempre stata un'utopia, eppure l'emergenza Coronavirus ha dimostrato che non è poi così impossibile. Lavorare al Nord vivendo al Sud, perché no? E' su questa idea che puntano alcuni professionisti italiani, precisamente venti, che stanno cercando di rendere realtà l'idea del "south working", per permettere ai meridionali di lavorare in condizioni economiche più favorevoli, direttamente dalla loro terra d'origine.

Il progetto è raccontato da Repubblica.it ed è semplice, in teoria: Elena Militello, una 27enne ricercatrice dell’Università del Lussemburgo ma originaria di Palermo, vorrebbe avere la possibilità di lavorare anche in Sicilia o dalla Sicilia. Così, durante la pandemia, le è venuta un'idea che potrebbe cambiare l'Italia, se fosse concretizzata.  “Il progetto si chiama South Working e come primo terreno di prova avrà Milano e Palermo - racconta lei stessa - Penso si possa cominciare ad immaginare un mondo diverso rispetto a quello di ieri grazie alla tecnologia e al lavoro agile. Un mondo nel quale alle persone sia consentito per periodi più o meno lunghi di trasferirsi al sud dove la qualità della vita è più alta e il costo molto più basso mantenendo il proprio posto nelle aziende attuali”.

L'obiettivo, quindi, è sovvertire, o quanto meno mettere in discussione, le logiche che hanno portato i cervelli meridionali ad emigrare necessariamente, per gravitare intorno a poche aree geografiche, tutte al Nord o all'estero. Città ovviamente congestionate (Milano su tutte), dove gli affitti sono improponibili, e per i meridionali tutto ciò che si guadagna viene speso per arrivare a fine mese.

Insieme alla ricercatrice siciliana, altri venti professionisti stanno lavorando al progetto. Hanno tutti circa 30 anni, e tutti hanno esperienze all'estero. Se l'idea fosse praticabile, sarebbe una grande occasione per tutti, ma vanno trovate le modalità adatte, legali ed economiche. Va studiata nel dettaglio la fattibilità. Si vorrebbe arrivare ad un patto istituzionale con aziende e comuni, una serie di linee guida, contratti quadro e spazi di coworking dedicati in entrambe le città.

Per ora è stata fatta una lista di settori, aziende e centri di ricerca interessati. Un database di lavoratori e datori di lavoro che potrebbero appoggiare l'iniziativa: portali web, multinazionali italiane come Eni ed Enel, studi professionali che occupano avvocati, ingegneri, architetti, commercialisti, consulenti. Il progetto è sicuramente molto ambizioso, ma anche molto complicato da attuare, visto che prevede una vera e propria rivoluzione. Ma se andasse in porto, cambierebbe davvero l'Italia. Finalmente.