Al Sud chiude reparto Coronavirus: medici ballano e saltano per la gioia

L'emergenza Coronavirus ha allentato la presa in Italia, ormai da più di un mese, in cui la situazione nel nostro Paese è migliorata e gli italiani stanno pian pian riprendendo gran parte della loro normalità. L'imperativo degli esperti, però, è sempre lo stesso: vietato abbassare la guardia, è importante tenere alta l'attenzione e mantenere ancora le misure di sicurezza imposte dal Governo, quindi distanziamento e mascherine negli ambienti chiusi.

I dati sui contagi confermano la netta fase discendente della situazione, per ciò che è relativo all’andamento della malattia, che da fine febbraio interessa il nostro Paese. Una tendenza che riguarda tutta la Penisola appunto, ma in particolar modo il Mezzogiorno d’Italia, in cui molte regioni registrano a giorni alterni, spesso, contagi zero. In virtù del calo di positivi e anche della minor gravità dei sintomi in chi contrae la malattia, molti reparti nati appositamente per il Coronavirus nella fase acuta della pandemia, stanno chiudendo.

I pazienti in terapia intensiva, infatti, sono sempre di meno, e la maggior parte dei nuovi positivi è asintomatica o comunque non presenta gravi problemi. Uno degli ultimi reparti Covid-19 a chiudere al Sud è stato quello al DEA-Vito Fazzi di Lecce. Qualche giorno fa, infatti, l'Azienda Sanitaria Locale ha ufficializzato la dimissione dell'ultimo paziente in cura nella struttura. Per festeggiare il momento storico, il personale sanitario ha chiuse le porte del reparto cantando "We are the champions", il successo planetario dei Queen.

"Dimesso l’ultimo Paziente. Buona vita e buona domenica a tutte e tutti. Occhio però, non abbassiamo la guardia. Ricordiamoci che il virus cammina con le nostre gambe, rispettiamo le regole e laviamo bene e spesso le mani", il messaggio con cui hanno salutato sulla pagina Facebook.

Una bella notizia, questa, che conferma l'andamento positivo dell'emergenza, che sembra rientrare giorno dopo giorno, fatta eccezione per alcuni focolai ancora presenti in varie parti d'Italia.

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