Con il Coronavirus tornano gli antichi mestieri del Sud: tutti dal ciabattino

L'effetto più devastante del Coronavirus sarà sicuramente la crisi economica che in tanti saranno costretti ad affrontare. Tante attività sono rimaste chiuse in questi mesi di quarantena, e ora molti italiani dovranno fare i conti con una difficile ripartenza.

Ma proprio le ristrettezze economiche potrebbero incentivare e dare di nuovo forza a certe figure meridionali spesso dimenticate. Tra queste c'è quella del ciabattino, più conosciuto come calzolaio, che ripara le scarpe rotte o vecchie e altri accessori come borse, cinture e abbigliamento in pelle.

Una testimonianza in questo senso è riportata dalla Gazzetta del Sud, che racconta la storia di un calzolaio di Acquaviva, nel Barese, che ha rivelato di avere avuto maggiore richiesta in questo periodo dell'emergenza: "Si lavora, e tanto. Già da prima dell’emergenza Coronavirus diversi clienti avevano preso l’abitudine di farsi più volte sostituire i tacchi consumati e ripetere i lavori di risuolatura di scarpe da donna e da uomo. Ora, con la crisi economica legata alla pandemia - spiega - il fenomeno di accentua"

Con la crisi, quindi, c'è ovviamente necessità di selezionare accuratamente quello per cui vale la pena spendere e quello che è meglio invece risparmiare. Quindi, meglio sistemare le scarpe, piuttosto che magari spendere soldi in quelle nuove o di scarsa qualità (perché meno costose).

Quello del ciabattino è uno dei tanti antichi mestieri, comunemente considerati meridionali perché molto diffusi al Sud, le cui prime corporazioni di persone che lo esercitavano sorsero già nel Medioevo, quando San Crispino divenne il loro santo patrono. Ovviamente la realizzazione di una scarpa richiedeva numerose competenze tecniche da parte di un artigiano, dalla cui abilità dipendeva la qualità del prodotto finale. Già negli anni 1950, però, quando si sviluppò la produzione meccanizzata delle calzature, ci fu un ingente riduzione di tempo e costi produttivi, mettendo inevitabilmente in crisi i produttori artigianali.

Sono in pochi a resistere ancora, ma quei pochi che ci sono conservano le tradizioni antiche. Nei loro laboratori, spesso storici, si respira un'aria antica ma al passo coi tempi. E in questo periodo ci sarà anche molta, molta più affluenza.