Coronavirus, esiste una predisposizione genetica: lo studio dei ricercatori del Sud

L'Italia è pronta a entrare nella Fase 2 dell'emergenza Coronavirus. Dal 4 Maggio partono le nuove disposizioni del Governo, con la speranza di dirigerci presto verso il completo superamento di questa situazione. Intanto, mentre si prova a dare alle nostre vite una parvenza di normalità, medici e ricercatori continuano a lavorare su vari fronti, sia per trovare nuove cure, sia per vedere avere sempre più notizie chiare su questo virus.

Da Napoli, e più precisamente dai ricercatori del Ceinge, arriva una nuova domanda sulla possibilità di contrarre e sviluppare il Covid-19: esiste una predisposizione genetica che aumenta la percentuale di ammalarsi? A questo proveranno a rispondere i partenopei con uno studio sul gene Tmprss2, responsabile dell'entrata del virus Sarc-Cov-2 nelle cellule. Gli scienziati, come scrive Il Mattino, hanno esaminato le varianti genetiche di 141mila soggetti sani, appartenenti a 17 popolazioni diverse (Africani, Europei ecc.).

Dai primi risultati emerge che la variante genetica di Tmprss2 è frequente soprattutto nelle popolazioni di Africa, Paesi Latini ed Europa. E quella stessa variante ha un ruolo molto importante e funzionale nel polmone, che può alterare sia l'espressione di questo gene che la formazione di un altro, l'Mx1, decisivo nell'inibizione dei processi replicativi di alcuni virus.  E' possibile, quindi, che ci sia in ogni individuo una predisposizione alla malattia, a seconda del livello di Tmprss2 e Mx1 presenti nella costituzione genetica del singolo.

Con il passare delle settimane, comunque, aumenta la conoscenza di questo virus che sta sconvolgendo il mondo. Passi avanti sono stati effettuati, grazie alla ricerca, anche nel trattamento stesso della patologia. Come spiegato da un medico dell'ospedale Cotugno di Napoli, infatti, ora la malattia viene curata non più come una polmonite virale che va trattata in rianimazione, ma come una malattia sistemica complessa di tipo tromboembolico.

Questo passaggio sta consentendo di guarire molte più persone e di alleggerire sempre di più le terapie intensive.