Coronavirus, al Sud un grande studio per valutare lo stato del mare dopo il lockdown

Nello Stretto di Messina è stato avviato, nei giorni scorsi, un progetto di monitoraggio delle acque e della biodiversità, per valutare lo stato di salute del fondo marino ai tempi del Coronavirus. L'equipe, guidata dalla prof.ssa Nancy Spanò (Delegato alle Iniziative scientifiche a tutela dell’ambiente e del patrimonio marino), è composta dai prof. Orazio Romeo, Gioele Capillo, dai dott.ri Carmelo Iaria, Serena Savoca, Giuseppe Panarello, Marco Albano, e ha l'obiettivo di studiare gli eventuali benefici che il lockdown ha apportato al mare.

Le attività di studio si svolgeranno insieme alla Guardia Costiera, che ha già dato il suo ok per utilizzare mezzi navali atti ad effettuare prelievi sistematici di campioni di acqua, e al Nucleo subacquei.

Il Comune di Messina, inoltre, ha dato la piena disponibilità e chiesto la condivisione dei dati. Questi, infatti, serviranno anche per il riconoscimento della Bandiera Blu. Il progetto prevede la realizzazione di riprese video in 6K, quindi una risoluzione altissima, e una fotogrammetria tridimensionale degli organismi più significativi sui fondali. I vantaggi di questi studi saranno moltissimi, visto che si potrà avere una visione dell'attuale stato delle cose a circa 50 giorni dalla chiusura delle attività, in modo da poter attuare riflessioni in merito al futuro.

Le indagini avverranno nell'area dello Stretto compresa tra Capo Peloro e S.Raineri. Sarà molto importante e prezioso capire se esistano modifiche significative all'ambiente dovute all'attuale situazione di lockdown, e i risultati potrebbero verosimilmente essere un valido strumento per elaborare nuove tesi di sostenibilità ambientale.

In questo periodo di fermo, infatti, si è parlato spesso dell'impatto positivo che ha avuto il Coronavirus sulla natura e sul pianeta. Uno studio realizzato dal Crea (Centre for research of energy and clean air) ha evidenziato che in Cina, durante il lockdown per il Covid-19, le emissioni di CO2 sono calate del 25%. Anche le concentrazioni di biossido di azoto sarebbero diminuite, in tante parti d’Europa. A Madrid, Milano, Roma, lo stop avrebbe ridotto del 45% la presenza di NO2.