“Io non compro Whirlpool”: la solidarietà calabrese ai lavoratori di Napoli

Whirlpool ha deciso di chiudere lo stabilimento di Napoli. I vertici americani della società hanno annunciato che dal 1 novembre saranno fermate tutte le attività di produzioni di lavatrici dello stabilimento che ha sede in Via Argine. I lavoratori sono in rivolta e hanno annunciato che dal 31 ottobre inizierà uno sciopero generale che riguarderà tutti i 400 lavoratori che non vogliono mollare.

Dopo aver occupato l'autostrada, manifestato per le strade di Napoli, richiesto l'intervento dei politici locali, hanno deciso di boicottare l'azienda che ha deciso di licenziarli. E così da qualche settimana sta spopolando l'hashtag #iononcomprowhirlpool.

I lavoratori Whirlpool boicottano la società americana

L'obiettivo è quello di portare questa protesta anche sui social network per alimentare l'azione di boicottaggio contro la società di elettrodomestici. I lavoratori vorrebbero che non venissero più acquistati prodotti Whirlpool per una scelta etica e per non restare indifferenti nei confronti delle numerose famiglie che resteranno senza uno stipendio. Nel volantino diffuso sui social si legge:

“Facciamo appello alla vostra sensibilità di cittadini italiani e alla vostra intelligenza di consumatori. Fate una scelta etica, non comprate elettrodomestici della Whirlpool, che vuole chiudere stabilimenti in Italia. Vuole produrre in paesi a basso costo ma vendere con prezzi di fascia alta prodotti che non garantiscono l’alta qualità del Made in Italy”.

L'appello è stato ascoltato e infatti un commerciante di Mendicino, un comune di appena 9 mila abitanti in provincia di Cosenza, ha deciso di appoggiare i lavoratori napoletani. Infatti nel negozio di arredamenti è stato esposto in vetrina uno striscione eloquente:

“Noi la pensiamo così. Qui non vendiamo più elettrodomestici Whirlpool”.

https://www.facebook.com/livingmendicino/photos/a.298411106963128/1696189980518560/?type=3&theater

Il titolare, all'Ansa, ha dichiarato:

“Se la Whirlpool non ha a cuore il destino di 400 nostri connazionali perché noi dovremmo avere a cuore l’azienda? Siamo liberi di proporre ai nostri clienti tanti elettrodomestici. In questo momento non riteniamo opportuno suggerire un’azienda che vuole delocalizzare la produzione mandando a casa 400 persone. E’ un segno evidente di solidarietà ai lavoratori, cittadini italiani che rischiano il licenziamento. Abbiamo deciso, in totale libertà, di congelare la Whirlpool e ai nostri clienti proporremo altri prodotti”.

Un bellissimo esempio di solidarietà da parte del popolo meridionale!

La svolta: Whirlpool ritira i licenziamenti

Intanto, il 30 ottobre, il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli ha fatto un importante annuncio tramite un video su Facebook: “Voglio rivolgermi direttamente ai lavoratori Whirlpool di Napoli – esordisce il ministro – per dar loro una buona notizia: in queste ore l’azienda mi ha comunicato la volontà di ritirare la procedura di cessione”.

“È un risultato – prosegue Patuanelli – che abbiamo ottenuto grazie all’impegno, alla compatezza dei lavoratori e alla loro manifesta volontà di voler lavorare in quello stabilimento. Su questa vertenza il Governo ci ha messo la faccia e abbiamo ottenuto un importante risultato. Ora ci sono le condizioni per sederci a un tavolo con le parti sociali per provare a trovare una soluzione industriale, anche con un impegno del Governo per lo stabilimento. Era un primo passo fondamentale, altrimenti la procedura di cessione avrebbe comportato o la cessione a un’altra attività industriale, che era difficile da accettare, o a una procedura di licenziamento collettivo".

La stessa Whirlpool ha rilasciato una nota: "Whirlpool Emea comunica di essere pronta a ritirare la procedura di trasferimento del ramo d’azienda, a non procedere con il licenziamento collettivo dei dipendenti di Napoli e a continuare la produzione delle lavatrici. La decisione, condivisa con il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, è stata presa con l’obiettivo di ripristinare un clima costruttivo nella trattativa con il Governo e con le organizzazioni sindacali”.

Come mai questo passo indietro della'azienda? La risposta è “le attuali tensioni siano controproducenti nella ricerca di una soluzione condivisa, a fronte di una situazione di mercato che rende insostenibile il sito e che necessita di una soluzione a lungo termine”.

Ottime notizie per i 400 lavoratori che rischiavano di rimanere senza lavoro. Speriamo che si trovi davvero una soluzione che possa portare al rilancio aziendale.