"Minchia", modo di dire popolare o volgarità?

I siciliani lo sanno bene, il termine "minchia" viene utilizzato continuamente nei contesti più differenti e ha numerosi significati, spesso anche difficili da tradurre a parole per chi non è nato in quei luoghi.

Chi ha fatto un viaggio in Sicilia o chi ha avuto a che fare con dei siciliani ha sicuramente sentito spesso pronunciare queste 7 lettere non sapendo precisamente se si tratti di una 'parolaccia' da non dire o di un'espressione popolare utilizzabile senza remore.

Cercheremo di fare un po' di chiarezza su questo termine che rappresenta un tratto distintivo del popolo siciliano.

Origine della parola "minchia"

Iniziamo con il dire che il termine "minchia" è tipico del dialetto siciliano e indicava, in origine, soltanto l'organo sessuale maschile. La parola deriva dal latino "mencla", una formula volgare di mentula, che indicava il membro maschile che, a causa della sua forma goffa e buffa, è diventata simbolo di qualcosa di poco valore che merita di essere schernito.

Successivamente "minchia" è diventata un'espressione esclamativa usata per indicare soprattutto stupore e meraviglia, ma anche disprezzo e repulsione. Quindi con un'unica parola si possono dare significati diversi, tutto dipende dal contesto e dal tono con cui viene pronunciata.

Ma come è avvenuta questa trasformazione di significato della parola 'minchia'? L'origine di questa trasformazione bisogna rintracciarla nel fenomeno migratorio che ha interessato la popolazione siciliana, costretta ad emigrare nel Nord Italia per cercare lavoro. I cittadini settentrionali restarono affascinati da questo termine e lo iniziarono ad utilizzare stravolgendo il significato originario.

"Minchia" nel vocabolario degli italiani

E così da "minchia" sono state create altre parole derivate, come "minchiata" (per indicare una azione o cosa sciocca) o "minchione" (per indicare una persona che fa cose stupide).

Nonostante resti un retrogusto volgare nell'utilizzo del termine, "minchia" e i suoi derivati sono entrati a far parte del comune vocabolario degli italiani ed sono presenti in canzoni, libri, film ma soprattutto nei monologhi dei comici.

Il termine "minchione" è stato utilizzato da Giovanni Verga ne "I Malavoglia", quando padron "Ntoni viene giudicato minchione dalla comunità perché incapace di fare i suoi affari. Frank Zappa e Giorgio Faletti lo hanno utilizzato nei loro testi e nelle canzoni ("Minchia signor Tenente" cantava Faletti al Festival di Sanremo).

"Minchia" e i suoi derivati sono amatissimi dalla torinese Luciana Littizzetto che ha pubblicato un libro dal titolo "Minchia Sabbry!". Li utilizza frequentemente anche in televisione in prima serata sulla Rai, sdoganando quindi completamente l'utilizzo di questo termine.

Quindi è un modo di dire o una parolaccia? La risposta giusta non esiste. Tutto dipende dal contesto nel quale viene pronunciata ma soprattutto dall'intenzione di chi la utilizza.