"La pizza è anticancro ma solo se fatta in Italia", arriva l'IgNobel

La pizza è uno dei simboli dell'Italia, e soprattutto della Campania, più conosciuti al mondo. Non c'è città o paesino in cui non ci sia una pizzeria che cerca di imitare il classico alimento napoletano che rappresenta, per alcuni, uno dei pasti più genuini, saporiti e completi che ci siano. E proprio la pizza è stata oggetto di discussione e di premi nell'edizione degli IgNobel 2019 svoltasi nel Massachusetts.

È importante innanzitutto sottolineare che gli IgNobel non hanno niente a che fare con i Nobel assegnati a Stoccolma, ma solo la versione irriverente che premia la scienza che "prima fa ridere e poi fa pensare". Infatti a ricevere i riconoscimenti è stata la macchina lava bambini e cambia pannolini e lo studio dell'asimmetria scrotale della temperatura in postini nudi e vestiti in Francia. Insomma, tra queste strambe scoperte è stato anche dato un premio al "Made in Italy", in particolare a un gruppo di ricercatori che si è concentrato sulla pizza.

Silvano Gallus, dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri Irccs di Milano, ha ricevuto il premio per la medicina per aver dimostrato che "la pizza potrebbe proteggere da malattie e morte, ma solo se prodotta e consumata in Italia". I suoi studi dimostrano che, il consumo regolare di pizza è collegato a un minor rischio di tumori del tratto digestivo e di infarto. Il primo studio in merito era stato pubblicato nel 2006 sullo European Journal of Cancer Prevention col titolo "Consumo di pizza e rischio di cancro al seno, alle ovaie e alla prostata". Poi successivamente nel 2013, "La pizza protegge dal cancro?", era stato pubblicato sull'International Journal of Cancer.

Il senso dell'IgNobel, secondo quanto riportato dagli organizzatori, è quello di "celebrare l'inusuale, onorare l'immaginazione e stimolare l'interesse della gente per la scienza, la medicina e la tecnologia". Ma cosa vincono i ricercatori delle idee premiate? Il premio consiste in una banconota da dieci bilioni di dollari dello Zimbabwe. La cifra sembra considerevole, peccato che la moneta sia fuori corso ormai da dieci anni e quindi non ha nessun tipo di valore.

I vincitori dell'IgNobel 2019

Il premio più importante nella categoria anatomia è andato alla studio di Roger Mieusset e Bourras Bengoudifa, effettuato nel 2007, che prevedeva la misurazione "dell'asimmetria scrotale della temperatura in postini nudi e vestiti in Francia". La motivazione che ha portato a questo tipo di studio è trovare cure nel campo della fertilità e della spermatogenesi. La conclusione a cui sono arrivati è che le temperature dello scroto a destra e sinistra non sono simmetriche, a prescindere dalla posizione, dall’attività svolta e dai vestiti.

Il premio di psicologia va a Fritz Strack dell'Università di Würzburg che ha scoperto "che tenere una penna in bocca fa sorridere, il che rende più felici ma per poi scoprire che non lo fa". Il suo premio è stato vinto perchè ha poi scoperto che la sua scoperta del 1988 non era vera.

Il premio della chimica è andato ad una squadra giapponese che ha calcolato il volume totale di saliva prodotto ogni giorno da un bambino di 5 anni (circa 500 millilitri al giorno). Il premio dell'ingegneria va a Iman Farahbakhsh dell'Iran che ha inventato una macchina che lava i bambini e cambia i pannolini.

Premio IgNobel per la pace è andato ad un team internazionale che ha misurato la piacevolezza di grattarsi un prurito: grattarsi sulla schiena dà più piacere che farlo sull'avambraccio. Per quanto riguarda l'economia, è stato assegnato il premio alla ricerca che ha scoperto quali banconote trasmettono i batteri meglio di tutte le altre: leu romeno.

Vincitori italiani di IgNobel

Tra gli italiani che hanno vinto l'IgNobel ci sono un gruppo di ricerca della Fondazione Santa Lucia Irccs e dell'Università Sapienza di Roma che, nel 2017, hanno ricevuto il riconoscimento per la psicologia per uno studio sui gemelli omozigoti che hanno difficoltà a distinguere il proprio volto da quello del fratello.
Nel 2014 sono arrivati l'Ig Nobel per l'economia, assegnato all'Istat per aver incluso le attività illecite nel calcolo del Pil, e l'Ig Nobel per l'arte per tre studiosi dell'Università di Bari che avevano misurato il potere antidolorifico dell'arte.