"L'insegnante senza titoli svela la sua verità: "Sono stata stritolata dalla burocrazia, ma gli alunni mi amavano""

La notizia sconvolgente da Como: una docente accusata di insegnare senza titoli. La difesa arriva dal marito che sostiene l'innocenza della moglie.

Il contestato caso della docente di Como accusata di aver insegnato per due decadi senza i necessari requisiti professionali è tornato alla ribalta grazie alle dichiarazioni del marito. L'uomo ha deciso di prendere una posizione ferma a sostegno della moglie, respingendo le accuse come prive di fondamento. Fanpage.it riporta che l'uomo ha concesso un'intervista a La Provincia di Como, esponendo la sua versione dei fatti.

La difesa del marito

Secondo il marito, la moglie è stata trascinata in un complicato meccanismo amministrativo e giudiziario che è venuto alla luce solo dopo vent'anni. Ha evidenziato come, durante tutto questo tempo, nessun dirigente scolastico o segretario scolastico abbia mai sollevato questioni o contestazioni riguardo alla posizione professionale della moglie.

L'uomo ha dichiarato che la moglie ha frequentato l'Istituto Pessina di Como e l'Università Iulm di Milano, laureandosi nel 2001 in lingue e letterature straniere con un punteggio di 108 su 110. Ha altresì sottolineato come tutte le domande presentate negli istituti scolastici fossero in autocertificazione e i documenti sono stati presentati su richiesta.

Il coniuge è convinto che non ci sia stata alcuna falsificazione e si dichiara pronto a dimostrarlo. Ha ammesso un errore materiale iniziale nella compilazione di un documento, ma ha sottolineato che non conosce ancora la sentenza della Corte dei Conti. Ha anche aggiunto: "Gli studenti, invece, amavano mia moglie".

Dubbi sul ruolo di presidente di seggio

Le incertezze non si limitano all'attività didattica della donna. Anche il suo ruolo di presidente di seggio nel referendum sulla fusione dei Comuni di Uggiate e Ronago è stato messo in discussione. La consigliera comunale di minoranza Evelina Bernasconi ha sollevato la questione dei requisiti necessari per ricoprire tale incarico, chiedendo: "Aveva i titoli per essere iscritta nelle liste dei presidenti di seggio e per essere nominata presidente di seggio?".

Si richiede infatti il diploma di scuola superiore per essere presidente di seggio. La sindaca Rita Lambrughi ha annunciato che il Comune coinvolgerà la Prefettura e la Regione per verificare la situazione.

In questo momento, con l'attesa che si sviluppi ulteriormente la situazione, si dovranno attendere le decisioni della Corte dei Conti e controllare le fonti per avere un quadro completo della vicenda.

La discussione su questo caso di insegnamento senza titoli necessari ci porta a riflettere su come sia possibile che una situazione come questa sia potuta durare così a lungo senza essere notata. Cosa ne pensate? Credete che sia possibile che nessuno abbia mai notato la mancanza dei titoli richiesti per vent'anni?

"L'insegnante senza titoli svela la sua verità: "Sono stata stritolata dalla burocrazia, ma gli alunni mi amavano""


"La verità è figlia del tempo, non dell'autorità" - così affermava il grande scienziato Galileo Galilei, e questo caso sembra incarnare perfettamente tale pensiero. La vicenda della docente di Como accusata di aver insegnato per vent'anni senza i titoli necessari getta una luce inquietante su un sistema che, per decenni, non ha svolto i dovuti controlli. La difesa del marito, che evoca un errore materiale e una sorta di ingranaggio burocratico che ha schiacciato la moglie, ci pone di fronte a una domanda cruciale: come è possibile che il sistema educativo sia stato così negligente? E ancora, se le accuse fossero infondate, quale sarà il prezzo della giustizia ritardata per la reputazione di una professionista?

L'affetto degli studenti, citato dal marito, non può fungere da scudo contro la legge, ma può forse indicare che, al di là delle carte, vi era un'insegnante appassionata e competente. Questo caso solleva interrogativi non solo sulla legalità, ma anche sull'efficacia dei nostri processi di verifica e sull'umanità delle persone coinvolte. Che lezione possiamo trarre da questa vicenda? Forse che il tempo, e non soltanto le istituzioni, è un giudice imparziale, e che la verità, anche se tardiva, è destinata a emergere. Nel frattempo, l'attenzione resta puntata sulle mosse legali e amministrative che decideranno il futuro di questa donna e, forse, porteranno a una riflessione più ampia sul sistema che abbiamo costruito.