“I rimorsi logorano il cuore”: a ricordare Nadia Toffa una persona speciale

"Fiorire d'inverno" è il nome dell'autobiografia che Nadia Toffa pubblicò pochi mesi prima di morire, perché proprio come i fiori, anche lei ha saputo rinascere. E lo ha fatto come i calican, esemplari asiatici che riescono a fiorire a basse temperature, proprio quando la natura è ancora dormiente. E Nadia era esattamente così, come un piccolo fiore d'inverno tenace e molto coraggioso.

Le parole scorrono fluide e leggere, ma pesanti come un macigno. Sono di una sincerità disarmante perché Nadia Toffa, nella sua biografia, non ha fatto sconti a nessuno. Non le importava di quello che pensano gli altri, ma andava avanti per la sua strada, come faceva sempre.

E le critiche, ovviamente, non sono mancate da parte di tutti coloro che l'hanno accusata di aver chiamato il cancro con il suo nome, di averne parlato dentro e fuori la tv, sui social e sui giornali, rendendola spettacolare. L'hanno anche accusata di non fermarsi, anche quando tutti gli altri, forse, lo hanno fatto. Ha usato il coraggio e la forza, che le sono sempre appartenuti, per combattere la malattia.

Così ha fatto, negli ultimi mesi della sua vita. Ma non egoisticamente, come ci si aspetterebbe da chi lotta tra la vita e la morte. L'ha fatto per tutti.

“Per favore, non rimandare” - disse Nadia - “Fai tutto quello che hai voglia di fare, dai i baci che hai voglia di dare e grida tutti quei "mi manchi" che nascondi. Fai tutto adesso, prima che sia troppo tardi. A volte la vita sconvolge i nostri piani e non ci permette di scegliere. Quindi evita il rimorso. Fallo, agisci, perché il rimorso logora il cuore. ”

Ecco le sue parole, sempre rivolte ad altri. Inviti dispensati a chiunque, con generosità e genuinità. Caratteristiche, queste che da sempre lo contraddistinguono in modo unico. Perché era "una star" - come ha dichiarato in una delle ultime interviste rilasciate al Corriere della Sera - "che gira, gira, gira e non si ferma mai".

E invece si è fermata, Nadia Toffa, quel 13 agosto del 2019, stremata dalla malattia che aveva combattuto, a modo suo, fino alla fine. Perché anche i combattenti più duri possono cadere ma non perdere mai.

Ho capito tante cose quel giorno, soprattutto che se non ti butti dentro, finisci per stare al rogo ad aspettare. È chiaro che saltare fa paura, per questo bisogna coltivare molto coraggio, tanto da riuscire a spaventare la paura.