Al Sud c'è un albero sopravvissuto alla bomba atomica di Nagasaki

Al Sud, precisamente in Puglia, a Cisternino, c'è un albero davvero speciale. Si tratta di un cachi sopravvissuto addirittura alle macerie della bomba atomica di Nagasaki, giunto dal Giappone diversi anni fa grazie a Masayuki Ebinuma, un botanico che lo salvò dalla distruzione. Questa pianta è stata interrata nel conservatorio botanico di contrada Figazzano, in provincia di Brindisi, e oggi rappresenta un simbolo di resistenza e di forza.

Tutt'intorno è costellato da piantine di lavanda bellissime, ed il luogo è diventato una vera e propria attrazione, che dà il senso del percorso tortuoso che conduce alla pace. Ad esso è stata dedicata la porzione di terra più fertile e assolata dell’intero conservatorio di Pomona, esteso su una superficie complessiva di dieci ettari.

La seconda bomba atomica (dopo quella di Hiroshima) seminò nel 1945 80mila vittime. I sopravvissuti scavarono nelle macerie cercando segni di vita, e proprio lì fu tratto in salvo un piccolo albero di cachi, della varietà "Tongo". Fu allevato e diede anche i primi frutti dopo le cure. Quando crebbe di nuovo, rigoglioso, si pensò che non potesse restare nel perimetro di un giardino.

Così, da allora, i bimbi di Nagasaki presero in consegna i semi di quell'albero, con la promessa di farli fruttare in giro per il mondo, portando un vero e proprio messaggio di pace. Da quell'idea nacque il progetto "Revive time - il progetto dell'albero del kaki". Così, la storia di quell'albero varcò i confini del Giappone, adottata in varie parti del mondo per poterne custodire la memoria.

Infatti, esemplari del cachi di Nagasaki sono stati piantati ovunque. Anche in Puglia, appunto, dove è conservato al conservatorio botanico di Pomona che raccolse subito l'appello. E quella pugliese sembra davvero la dimensione ideale, visto che qui sono custodite altre ottocento varietà di piante provenienti da tutto il mondo, molte di queste salvate dall'estinzione.

Foto: immagine di repertorio