Da un Ospedale del Sud nuove speranze contro il tumore ovarico

L'Istituto dei Tumori di Napoli, Fondazione G. Pascale', nuovamente sotto l'occhio dei riflettori per un'altra importante scoperta nel campo oncologico. Al recente congresso Internazionale di Oncologia ASCO, il più importante nel settore, si è discusso di nuove terapie e di eventuali aggiornamenti sulla cura del tumore ovarico.

Tra i nuovi farmaci di cui si è parlato, c'è l'Olaparib, nello studio SOLO2, presentato dal Dr. Sandro Pignata, Direttore Oncologia medica uroginecologica dell'Istituto Tumori di Napoli, Fondazione G. Pascale' e Responsabile scientifico della Rete oncologica campana: "Sapevamo che questa terapia era in grado di ritardare la progressione della malattia e la successiva chemioterapia - ha detto a Leggo.it - ma la novità emersa dal Congresso è che per la prima volta sappiamo che ritarda la progressione della patologia e aumenta la sopravvivenza complessiva di oltre un anno. Inoltre il farmaco è attivo per molto tempo, perché circa il 20-30% delle pazienti resta in trattamento fino a 4-5 anni. Questo tipo di molecole sono straordinariamente efficaci e per questo si sta testando il loro utilizzo anche in prima linea di mantenimento".

La grande novità degli ultimi tempi sono i farmaci PARP-Inibitori', che agiscono sull'enzima PARP. I nuovi dati presentati sul farmaco Olaparib, infatti, hanno dimostrato il successo di questo farmaco come terapia di mantenimento dopo chemioterapia a base di platino post recidiva di malattia.

Un altro dato interessante su questa molecola arriva da un altro studio, in cui il farmaco Olaparib viene utilizzato in combinazione con Bevacizumab: il mix si è dimostrato efficace contro il tumore. Grazie a queste scoperte, si va verso una migliore definizione del tumore ovarico, e di conseguenza verso una migliore terapia.

Attualmente, infatti, nonostante la prevenzione, la malattia si presenta già in fase avanzata. Ora, invece, il segreto è identificare i soggetti sani ma portatori di mutazione genetica BRCA1 e 2 con rischio molto elevato di sviluppare un tumore all'ovaio o alla mammella e procedere con l'eventuale terapia a base di Olaparib.