Straordinaria scoperta al Sud: riemerge un pavimento di duemila anni fa

Il Sud è uno scrigno di bellezza e una continua scoperta di reperti storici e archeologici importantissimi. In questo articolo vi parliamo, in tal senso, di un ritrovamento recente avvenuto a Napoli, nella zona del Decumano inferiore (meglio conosciuta come Spaccanapoli). Qui, infatti, è emerso un vero e proprio gioiello storico, un pavimento greco-romano quasi intatto, risalente a duemila anni fa, realizzato in una tecnica costruttiva utilizzata in epoca romana per lastricare ambienti e strade: l'opus spicatum. Essa consiste nell'uso di mattoni di forma rettangolare, disposti a spina di pesce.

Questo assetto mostra le incredibili qualità e capacità ingegneristiche già esistenti nei popoli antichi, infatti questa tecnica aveva anche proprietà antisismiche. L'area dove è avvenuto il ritrovamento era un tempo un'arteria dell'antica città greco-romana, e oggi è un'importante strada che taglia in linea retta la città.

Il centro storico di Napoli, quindi, già patrimonio Unesco, diventa ancora più prezioso con questo grande reperto, rinvenuto precisamente in Piazzetta Nilo, quello che era l'antico quartiere Alessandrino, un'area abitata soprattutto da egiziani e siriani, che popolarono questo settore perché accanto scorreva un fiumiciattolo che ricordava il Nilo. E non è tutto, visto che, un po' più avanti, dove oggi si sviluppa Corso Umberto, questo corso d'acqua sfociava direttamente nel mare.

Questa scoperta, in un'estate in cui è importante attrarre turismo dopo il lockdown per il Coronavirus, assume una valenza ancora più forte, e invoglia i turisti a fare un salto a Napoli per godere di ogni centimetro di bellezza che questa città offre. La foto e il video del ritrovamento sono stati pubblicati sulla pagina facebook di Educazione Napoletana, e ha fatto molto velocemente il giro del web, specialmente tra gli appassionati di storia e archeologia.

Secondo gli esperti, proprio nella zona dove è avvenuto il ritrovamento, sorgeva in antichità il foro. Sarà la Soprintendenza a decidere come muoversi per salvaguardare questa scoperta.