Coronavirus, infermiera del Sud: "Vi racconto il momento più bello e quello più duro"

In questi mesi di emergenza Coronavirus sono stati chiamati spesso "eroi", perché sottoposti a turni spesso massacranti, con enormi tute bianche addosso per ore, per salvare quante più vite possibili. Senza di loro, medici e infermieri, non sarebbe stato possibile affrontare tutto quello che è successo da marzo ad oggi.

E di questo, del ruolo fondamentale degli infermieri, si è parlato in una puntata di Pronto Medicina Facile, su Rete 8, in compagnia del presidente dell’Ordine delle Professioni infermieristiche di Chieti e ricercatore dell’Università di Bari, Giancarlo Cicolini e del vice presidente Cives nonché infermiere del reparto malattie infettive del policlinico di Chieti, Fabio Cellini.

Nel corso della puntata è stato affrontato il tema dell'apporto degli infermieri nella pandemia e negli ospedali, e soprattutto del loro rapporto prezioso e diretto con i pazienti. Molto toccante la testimonianza di Milena Gigante, infermiera della terapia intensiva al S.S. Annunziati di Chieti. “La paura del contagio è stata un aspetto comune a tutti noi all’inizio, intensi i momenti di vestizione e svestizione. Ma la paura di fronte ai pazienti quella no, non ce la potevamo permettere perché siamo dei professionisti. Attraverso gli occhi percepivamo la paura dei pazienti per questo ci sfogavamo tra di noi, parlando e anche piangendo. Poi la paura è scemata ma ha lasciato dei segni”.

Sulla sua vita familiare: “Tornavo a casa ma non potevo abbracciare i miei bambini per il timore di essere “untori” ed è difficile dover spiegare a un bambino di 7 anni perché la mamma non ti può baciare".

Il ricordo più bello di questi mesi difficili: “Il primo paziente Covid dimesso da rianimazione, ci siamo sciolti tutti in un pianto di gioia. Il momento più doloroso, il decesso del primo paziente e quando ho visto il modo in cui i necrofori lo hanno portato via, in quel momento ho avuto la tentazione di mollare tutto. Io credo che i veri eroi siano stati e siano i pazienti e i parenti che non hanno potuto assistere i propri cari".

Foto: immagine di repertorio