Coronavirus, il Sud gioca d'anticipo: in caso di altra ondata, pronti nuovi ospedali

Il Coronavirus in Italia sembra alle sue battute finali. Anche se i virologi continuano ad avere opinioni contrastanti sulla situazione della pandemia, i dati ogni giorno raccontano di un miglioramento diffuso. Decessi e contagi sono in calo in tutte le Regioni, ma soprattutto quelle meridionali sembrano ormai fuori dall'emergenza. Ad avvalorare questa ipotesi, in fondo, c'è anche la decisione del Governo di riaprire i confini dell Regioni, comprese quelle messe più a dura prova dal virus. Dal 3 giugno, quindi, l'Italia tornerà praticamente in uno status di normalità, con la speranza, ovviamente, che il Covid non prenda di nuovo piede.

In ogni caso, è improbabile che ciò avvenga in estate, dove ormai i pochi focolai rimasti sembrano essere circoscritti. Il clima caldo, inoltre, non favorisce certo la sopravvivenza del virus. Ecco perché un'eventuale seconda ondata potrebbe arrivare soltanto in autunno, come sostengono molti esperti nelle loro previsioni.

E proprio per farsi trovare pronti nel caso di un'altra epidemia, al Sud giocano d'anticipo mettendo a disposizione dei cittadini delle nuove strutture pubbliche. Entro fine giugno, infatti, verrà dismessa l'attuale rete Covid, anche se i sette ospedali resteranno sull'attenti in caso di necessità.

Ma la novità è per l'autunno. La Regione Puglia, infatti, sta predisponendo un nuovo piano Coronavirus, che permetterà la creazione di quattro nuovi ospedali Covid.

La Gazzetta del Mezzogiorno riporta le parole del direttore del dipartimento Salute, Vito Montanaro: "Siamo ancora in fase di studio, ma l’idea, al momento, è quella di individuare strutture che garantiscano almeno 150 posti letto e che siano vicine ai più grandi ospedali pugliesi, come Policlinico di Bari, Riuniti di Foggia, Perrino a Brindisi, Fazzi a Lecce. Creeremo quattro ospedali che saranno dedicati solo al Covid, in modo da garantire percorsi del tutto separati. Allo stesso tempo, questo ci permetterà di non bloccare la normale attività negli ospedali, come accaduto da marzo in poi".