Dalla Lombardia al Sud per un'operazione: medici salvano la vita a un bambino

Anche in emergenza Coronavirus, continuano ad arrivare notizie belle e positive dalla Sanità meridionale. Storie di speranza, di guarigione e di grandi interventi, come quella realizzato per il piccolo Riccardo, un bimbo di 14 mesi che dalla Lombardia è arrivato in Sicilia per un trapianto.

Il neonato è arrivato all'Ismett di Palermo lo scorso 13 maggio, da Varese, insieme ai suoi genitori. Un viaggio della speranza, culminato in un trapianto di fegato grazie alla donazione del suo papà.

A realizzare l'intervento delicatissimo e urgente è stato il chirurgo Jean de Ville de Goyet, un luminare belga da tre anni in servizio nel centro di eccellenza trapianti siciliano.

Riccardo è stato dimesso due giorni fa, ma la famiglia resterà qui ancora per un po' di tempo: "Resteremo in Sicilia fino ad agosto - dice sua mamma a La Repubblica– vogliamo conoscere la terra dove nostro figlio è rinato".

Ed è proprio nell'isola meridionale che Riccardo ha cominciato a muovere i primi passi: "Finora non ha imparato a camminare. Il suo addome gonfio glielo impediva. Prima dell'arrivo a Palermo eravamo in cura a Brescia. Riccardo ha subito un primo intervento in cui gli sono state ricostruite le vie biliari con un pezzo di intestino. Ma dopo qualche mese la malattia ha ripreso vigore e ci hanno detto che era necessario un trapianto di fegato".

I genitori di Riccardo avevano due opzioni: operare il piccolo a Bergamo, vicino casa, oppure arrivare a Palermo. E hanno scelto la seconda.

La famiglia di Varese è in Sicilia da marzo, quando hanno preso a Palermo una casa in affitto, a pochi passi dall'ospedale. Qui trascorrono 60 giorni di quarantena con il bimbo, poi il via libera al trapianto. Il 13 maggio la doppia operazione, al papà e al piccolo: "E' stata dura affrontare questa situazione lontana dalla mia famiglia - dice la donna - ma ero sicura che i miei due uomini fossero in buone mani. Non smetterò mai di ringraziare il professore Jean de Ville e la sua squadra, che ci hanno trattato come una famiglia. Sono i nostri supereroi”.