Coronavirus, lo studio del Sud: stimolare nervo vago per fermare la malattia

In questa Fase 2 del Coronavirus, dove la situazione è in miglioramento ma ancora preoccupante, i ricercatori continuano imperterriti a cercare terapie più efficaci per sconfiggere la malattia del momento.

E se da un lato il farmaco anti-artrite testato dal dottor Ascierto dà ottimi risultati, e la sperimentazione al plasma si sta diffondendo a macchia d'olio in tutta Italia, dall'altro emergono studi nuovi che allargano il proprio raggio d'azione.

A Palermo, infatti, il prof. Massimiliano Oliveri, ordinario di Neuroscienze Cognitive dell’Università, sta cercando di far luce sulle conseguenze che il Covid-19 produce anche su altri organi, dove si scatena un grave stato infiammatorio, con produzione di sostanze chiamate citochine.

Il docente di Palermo, insieme al suo gruppo di ricerca, ha proposto, sulla rivista Science, un nuovo approccio alla terapia del Coronavirus basato sulle interazioni tra sistema immunitario e nervoso. Una lettera dal titolo “Neuronal strategies to mitigate COVID19 – associated cytokine storm?”.

In questo studio viene rilevato che una parte del sistema nervoso, il nervo vago, attiva la risposta infiammatoria riducendo le citochine. L'idea, quindi, sarebbe di applicare una stimolazione del nervo vago nei pazienti affetti dal virus.

Ma come si può realizzare questa stimolazione? Fondamentalmente in due modi: o con la stimolazione elettrica transcutanea del nervo vago in una zona del padiglione auricolare, o  con procedure che stimolano l’emisfero cerebrale sinistro, importante nella stimolazione dei processi del sistema immunitario.

A questo studio se ne affianca un altro, quello dell'Università di Catania, che ha realizzato un modello in grado di riprodurre "in silico" il decorso del Coronavirus e l'effetto di agenti terapeutici che possano contrastarne lo sviluppo.

Questo studio è stato condotto dal gruppo di ricerca “Combine – COmputational Modeling in systems BIomediciNE” guidato da Francesco Pappalardo, professore di Informatica del dipartimento di Scienze del Farmaco dell’Università di Catania.