In Basilicata, c'è un piccolo borgo, Campomaggiore. Questo borgo fu regalato alla famiglia del conte Teodoro Rendina da Re Filippo IV nel 1673. C'erano solo 80 abitanti. Ma il conte aveva un sogno e voleva ripopolare il villaggio, trasformandolo in un centro abitato moderno, efficiente, dove non esistesse la povertà.
Per ottenere questo obiettivo, decise di assegnare ad ogni colono un lotto di 5 metri quadrati per costruire una casa e concesse loro di piantare un vigneto, allevare bestiame utilizzando le risorse del bosco di Gallipoli Cognato che erano di proprietà della famiglia Rendina. I coloni avevano solo un obbligo: per ogni pianta abbattuta il contadino doveva piantare tre alberi da frutto.

La sua iniziativa attrasse numerosi abitanti e così il borgo crebbe tantissimo e così, successivamente, il conte sistemò il sistema urbanistico e trasformò il borgo in un vero e proprio centro agricolo con strade perpendicolari tra loro. La pianta della città fu disegnata da Giovanni Patturelli, architetto allievo del Vanvitelli.
Rendina e Patturelli possono essere considerati veri e propri precursori delle idee utopistiche del socialismo di Robert Owen e Charles Fourier, grazie ai loro progetti di instaurazione di una società equilibrata, fondata sull’ideale cooperativo: tutti gli abitanti ebbero una casa della stessa grandezza, di ugual fattura e misura a spese del conte.

Al centro del paese vi erano la piazza, il palazzo baronale e la chiesa. Poi c'era un mulino, un frantoio e un forno, organizzò stalle, porcili e ovili all'avanguardia. Gli abitanti avevano il compito di far produrre la terra.
Campomaggiore prosperava sempre di più e nel 1816 gli abitanti divennero 1000 e così ottenne lo status di comune. La cittadina attrasse molti abitanti di Bitonto e proprio per questo il dialetto è molto vicino a quello barese rispetto a quello di Potenza.
Nel 1833 si giunse a 1500 persone e contestualmente alla crescita degli abitanti c'era la crescita della cittadina che fu una delle prime realtà ad avere una stazione ferroviaria, un cimitero e una grande fontana come lavatoio, vari frantoi dislocati sul territorio e il comando delle forze armate.
La città dell'utopia oggi è abbandonata
Era talmente all'avanguardia da essere definito “la città dell’ utopia”. Ma a rovinare tutto ci ha pensato la natura: il 9 febbraio 1885 una gigantesca frana distrusse il villaggio e 1845 persone si videro senza casa e senza lavoro e furono costretti ad andare via.
Campomaggiore fu ricostruita a 3 km dal vecchio borgo, ma non raggiunse mai la grandezza che ebbe grazie al conte Rendina. La città dell'utopia, in cui non esisteva la povertà e dove c'era equità sociale, venne distrutta in una sola notte.