Poche ore fa, sui social, una persona ha invitato i suoi follower a fare attenzione quando si paga in contanti e si riceve lo scontrino. Alcuni imprenditori poco onesti, infatti, possono tirare uno 'scherzetto'.
L'estate è ufficialmente finita, ma proseguono le polemiche sugli scontrini. In una stagione turistica nel segno dell'inflazione, molte attività commerciali hanno addebitato extra che per alcune persone hanno rappresentato una vera e propria sorpresa. Potremmo dire che il 'Big Bang' delle polemche social è stato il toast tagliato a metà, per cui un bar ha aggiunto 2€ in più sullo scontrino. Pochi giorni dopo è successo qualcosa di molto simile in un ristorante che ha addebitato la stessa cifra per aver fornito un piattino a una madre desiderosa di far assaggiare le trofie con il pesto a sua figlia.
Negli ultimi tre mesi il numero di scontrini condivisi sui social ha probabilmente toccato il record storico, almeno in Italia. Dopo il caso del toast e delle trofie, sono successi tanti altri casi analoghi: il più clamoroso è stato probabilmente quello del taglio della torta di compleanno, per cui un bar ha chiesto 15€ in più. La buona notizia è che si tratta di scontrini fiscali, un modo pressoché sicuro per far sì che il ristorante o il bar non abbia evaso le tasse. Pagando in contanti, invece, non sempre si riceve il documento fiscale.
Lo scontrino non-scontrino: succede vicino Milano
Su X, social network conosciuto in passato come Twitter, un utente ha segnalato quella che sembra una scorrettezza da parte di un'attività commerciale a San Donato, in provincia di Milano. L'uomo, infatti, si è concesso uno spuntino di mezzanotte (almeno a giudicare dall'orario indicato sullo scontrino) fatto di hot dog e birra ed ha pagato in contanti. Il ristorante gli ha fornito solo una ricevuta, dello stesso materiale dello scontrino fiscale, ma che l'imprenditore può annullare facendo finta di non aver mai incassato quei soldi. Ecco la denuncia di un utente di X:

Per ovvi motivi abbiamo censurato il nome del locale, dal momento che avrebbe potuto battere lo scontrino in un secondo momento, pur non avendolo dato al cliente e quindi essere scagionato dalle accuse. Ad ogni modo, il suo appello è importante: ogni volta che paghiamo in contanti, dovremmo assicurarci che quella che ci viene data non è una semplice ricevuta arrivata con il tablet dal tavolo alla cassa ma uno scontrino fiscale. Nel primo caso, con educazione, possiamo farlo notare a chi è alla cassa e pretendere un nostro diritto: quello di avere il documento fiscale vero e proprio. Se si è dipendenti pubblici o privati, una parte consistente dello stipendio va via in tasse e non c'è motivo per cui un bar o un ristorante non debbano fare lo stesso e - soprattutto - rispettare la legge.
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