Mia Martini è stata e lo sarà sempre una delle voci più belle della musica italiana, la sua scomparsa generò un' ondata di affetto incredibile, eppure anni prima del suo decesso, la sua figura di artista è stata infangata in modi assurdi. Nonostante sia stata una vera e propria interprete delle più belle canzoni italiane (per lei hanno scritto i più grandi autori) la sua carriera (e la sua vita) è stata un alternarsi di grandi successi e grandi delusioni, fino a giungere a quella accusa infamante di essere una che porta sfortuna.
Mia Martini ha raggiunto un enorme successo nel 1971 con la canzone Piccolo Uomo, brano che la conduce a conoscere uno dei più grandi cantautori italiani Franco Califano che le affida una splendida poesia che Mimì farà immediatamente sua, Minuetto. Eppure già stata subendo una grave offesa quella grandissima artista da parte di un uomo crudele ed ignorante che non ebbe mai la decenza di ammettere di esserlo, Ciccio Piper. La stessa Mimì in un'intervista ha raccontato come andarono le cose: "Tutto è cominciato nel 1970. Allora cominciavo ad avere i miei primi successi. Fausto Paddeu, un impresario soprannominato Ciccio Piper perché frequentava il famoso locale romano, mi propose una esclusiva a vita. Era un tipo assolutamente inaffidabile e rifiutai. E dopo qualche giorno, di ritorno da un concerto in Sicilia, il pulmino su cui viaggiavo con il mio gruppo fu coinvolto in un incidente. Due ragazzi persero la vita. Ciccio Piper ne approfittò subito per appiccicarmi l’etichetta di porta jella."
Ma la più grande offesa e delusione arriva da uno dei suoi più cari amici, Gianni Boncompagni: "Gianni Boncompagni, era un amico per l’appunto. Una volta fui ospite a Discoring, lui era il regista. Appena entrai in studio sentii Boncompagni che diceva alla troupe: ragazzi attenti, da adesso può succedere di tutto, salteranno i microfoni, ci sarà un black out" e quell'etichetta stupida eppure così offensiva la sensibile Mimì non riuscì più a scrollarsela di dosso e per molti anni, 15 per l'esattezza, si ritirò a vita privata e non volle più cantare. Fino al triste epilogo quella notte del 12 maggio del 1992, quando nell'appartamento di Cardano al Campo, nella provincia di Varese venne ritrovato il corpo senza vita di Mia Martini, due giorni dopo essersi spenta. A chiamare i soccorsi fu il suo agente che non riusciva a mettersi in contatto con lei nè ad aprire la porta del suo appartamento.
Loredana Bertè pensa a sua sorella ogni giorno: "Con lei è morta una parte di me. Io lo sento che quando sono sul palco, lei è dentro di me. E' lei che mi dà l'energia per concerti che secondo la gente sono pazzeschi. Penso che Mimì oggi sarebbe orgogliosa di me."
Leggi anche: David di Donatello, vince Napoli: da Paolo Sorrentino a Eduardo Scarpetta, il trionfo dei partenopei