Alessandra Celentano scatta la denuncia: "E' un ipocrita, chieda scusa a Nunzio"

Quello che è accaduto nell'ultima puntata del Serale di Amici tra Nunzio Stancampiano hanno suscitato un'ondata di polemiche: l'insegnante di danza classica ha ironizzato su un errore di Nunzio attraverso una battuta che ha indignato il web. La Celentano ha detto "Nunzio parla male perchè siciliano" e pronta è arrivata il malcontento dalla bellissima isola.

A parlare a nome di tutti i siciliani è l'avvocato Antonella Pavasili che attraverso una lunga lettera pubblicata sui social chiede che la maestra Celentano chieda scusa per ciò che ha detto al ragazzo e alla frase ripetuta dopo l'offesa per 'metterci una pezza'. L'avvocato Pavasili non ha lesinato nel far comprendere all'insegnante di danza dove fosse il suo errore.
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Ecco la lettera d'avvocato nella sua interezza: "MAESTRUZZA BEDDA, due paroline voglio scrivergliele. Indecisa se scrivere nella mia lingua madre o in italiano, alla fine ho optato per l’italiano, così da essere certa che lei comprenda. Perché per comprendere il siciliano, lingua conosciutissima e compresa ovunque, grazie a certi signori che non sto nemmeno a ricordarle (sarebbe probabilmente fatica sprecata), non basta esserci nati in Sicilia, occorre altro.

Occorrono, soprattutto, la capacità e il coraggio di rompere le gabbie del pregiudizio, di aprirsi ad una cultura ricca di sfaccettature ed eccessi, di teatro e dramma, di lacrime e risa, di rabbia e quiete. E lei, evidentemente, non possiede queste qualità. Pazienza, sopporteremo anche questa iattura. Però, figghiuzza bedda, è troppo difficile tollerare in silenzio la rozzezza dell’equazione da lei propugnata in una trasmissione televisiva di grande successo quale Amici!
In estrema sintesi, secondo il suo genio, il giovane Nunzio, concorrente siciliano, non parlerebbe bene l’italiano perché, appunto, siciliano. E quindi, per estensione, tutti i siciliani partiremmo da questo gap.
Forse, in un impeto di generosità, lei sarebbe anche disposta ad ammettere che qualche rara eccezione vi sia a queste latitudini. Ma solo, appunto, in via eccezionale. Ecco Maestruzza bedda, io non me lo piglio il disturbo di ricordarle quanta cultura sia partita da questo triangolo accucciato sul Mediterraneo. Temo addirittura che certi nomi lei non li abbia mai nemmeno sentiti pronunciare, sennò non si spiega. Però su un punto non recedo e una richiesta gliela porgo.
Torni sull’argomento e chieda scusa.
No, no. Non chieda scusa per ciò che ha detto al giovane siciliano ma per la stucchevole, inutile e ipocrita affermazione successiva, pronunciata dopo la reprimenda della De Filippi: "Ma io amo la Sicilia!" Ma che fa lei, babbìa? Per chi ci ha preso? Pensa davvero che siamo dei minchioni disposti ad accettare la sua graziosa elargizione? No, davvero.
Non ce ne facciamo niente dell’amore a perdere di una poveretta imbrigliata nelle cinte del pregiudizio. Se lo tenga stretto il suo amore, ne facciamo volentieri a meno. Chieda scusa e si allontani. Leggiu, leggiu, a passu i danza. Sulle note del marranzano. Con la sua abile maestria. Non sentiremo la sua mancanza. Quaggiù ce la caveremo bene anche senza il suo amore. Tra un errore di grammatica e un bel tramonto.
Mentre i mandorli esplodono. E tutti cantiamo…ciuri ciuri, ciuri di tuttu l’annu..,
Pardon, Maestruzza bedda, mi sono lasciata prendere la mano e sto scivolando pericolosamente sulla mia lingua.
La chiudo qua. Saluti, tanti. Abbracci, pochi.