L'eroe del Sud che non smise, nemmeno ferito, d'incoraggiare i suoi compagni

Nel 1866 l'Italia si trovò ad affrontare la Terza Guerra d'Indipendenza italiana contro il dominio dell'Austria su Veneto, Trentino Alto - Adige e Triste. Non poteva considerarsi un paese unito se quelle regioni erano ancora sotto dominio straniero, per questo motivo, il resto della Penisola venne sollecitato nella partecipazione attiva in quella guerra, soprattutto il Meridione, perché questo sarebbe stato il primo combattimento dell'Italia Unita.

Nel Meridione la partecipazione alla guerra aveva dimostrazioni risolute, tanto che alcuni Consigli Comunali decisero di stabilire premi in denaro per chi conquistasse una bandiera nemica oppure ottenesse una medaglia al valor militare, ma anche pensioni per le vedove di guerra con e senza figli, per chi tornasse con menomazioni e fosse per questo inabile al lavoro.

Tanti sono i meridionali che non tornarono da questa guerra, e vengono ricordati con i monumenti commemorativi che potrete trovare in quasi ogni comune del Sud, ma tanti tornarono, premiati, pluripremiati con storie piene di coraggio e altruismo degne delle migliori ballate medioevali; ma queste non sono storie, non sono racconti di fantasia, sono le reali vite di uomini che sono divenuti degli eroi.

Fuggetta Gaetano di Siracusa era un uomo del popolo, non uno di nobili origini, ma chiamato alle armi si distinse con virtù che andavano al di là del sangue blu, al di là dell'obbedienza, erano virtù gloriose di un uomo generoso e lavoratore. Chiamato alle armi all'età di 22 ani nel 1862, nel 51° reggimento fanteria nella Brigata Alpi, congedato ci ritornò nel Maggio del 1866 assegnato alla II compagnia.

Passò il Mincio presso Goito, ma all'improvviso, un cannoneggiamento annunciò il combattimento imminente che impegnava tutta la linea. In questo frangente Fuggetta Gaetano dimostrò tutto il suo coraggio e la sua tempra: sempre in prima linea per assaltare il nemico, nel momento in cui la battaglia si sposta tra le alture di Custoza, si trasformò in artigliere, puntando, caricando e sparando sul nemico.

Senza darsi tregua e senza darla, continuò anche quando non ebbe più aiuto. Mentre tutti i suoi compagni imbracciavano il fucile, egli continuava da solo a caricare il cannone, fino a che, per seguire la ritirata dovette spostarlo a braccia con l'aiuto di alcuni compagni d'armi da lui riuniti. Nel mentre venne ferito ad un braccio, ma incurante del dolore continuò a spingere, quando colpito di nuovo cadde a terrà continuò a incitare i suoi compagni per infondere nuovo coraggio.

Fu raccolto dal nemico che ancora incitava i suoi compagni nonostante le gravi ferite; lo stesso Comando Austriaco lo segnalò il suo eroismo e il suo valore in segno di pura ammirazione. Fu premiato con la Medaglia d'Oro al Valor Militare, l'unico fante ad ottenerla; il decreto regio per l'onorificenza recitava queste parole: "Gravemente ferito ad un braccio, mentre con esso spingeva il suo cannone che tentava di salvare, non volle desistere dal suo intento ed incoraggiando i suoi compagni che l'aiutavano, continuò a spingere servendosi dell'altro braccio, rimasto anche questo gravemente offeso dal fuoco nemico, il prode soldato cadde a terra privo di forze continuò ad animare i commilitoni sino a quando venne raccolto dal nemico".

Gaetano Fuggetta tornò a casa l'Agosto del 1866 e congedato definitivamente perché inabile al combattimento dopo le ferite riportate sul campo di battaglia.