Il New York Times racconta Napoli in 36 ore: "Ecco perché merita di essere visitata"

Un lunghissimo articolo del New York Times racconta un viaggio di 36 ore nella grande Napoli, descritta ancora spesso come bella ma tormentata. "In questa capitale del Mediterraneo sorvegliata dal vulcano Vesuvio ancora in fermento - inizia il reportage - il numero di turisti è più che raddoppiato dal 2010, il crimine è diminuito (in particolare, il tasso di omicidi è sceso del 44 percento nel 2018 rispetto all'anno precedente, secondo il Ministero degli Interni ) e le pile intransigenti di immondizia sono molto meno numerose".

"Gli amati romanzi napoletani di Elena Ferrante (e il loro adattamento in corso su HBO) - insieme al grintoso libro "Gomorra", ai film e alle serie TV - hanno suscitato la curiosità per una destinazione considerata a lungo poco più che un trampolino di lancio per Capri, Ischia e Amalfi. E mentre il Museo Archeologico, con la sua straordinaria collezione di antichità, rimane un po 'trascurato, la maggior parte dell'arte, della cultura e della scena sociale della città sono su una curva ottimista".

Dopo un'introduzione ampia, sulle luci e le ombre della città, la giornalista passa in rassegna le tante ricchezze e particolarità di Napoli: da Villa Pignatelli alle boutique chic di via Chiaia, dall'Archivio Storico al Gambrinus, dagli aperitivi alle cene di famiglia. Meno di due giorni ma molto pieni e dettagliatamente descritti, quelli che la giornalista ha vissuto nel capoluogo partenopeo.

Nell'immaginario collettivo, quindi, Napoli appare sempre come dicotomica, bene e male insieme, ma anche come un luogo che difficilmente si può evitare di conoscere e di visitare. Non è la prima volta che il prestigioso New York Times dedica pagine importanti a Napoli e al nostro Sud. Questo interesse conferma e avvalora i dati di questa estate, in cui, nonostante l'emergenza Coronavirus, i turisti non possono fare a meno di scegliere il Meridione come meta per le vacanze.