10 leggende siciliane che devi per forza conoscere

La Sicilia intera fa da sfondo a moltissime vicende fantastiche. Terra di giganti, ninfe e fantasmi, quest'isola ha un grande fascino, che aumenta per via alle sue storie. Eccone 10 che abbiamo raccolto per voi.

  • Sicilia, la principessa

Moltissimo tempo fa, in Libano, viveva una giovane principessa di nome Sicilia. Un oracolo predisse che, a 15 anni, sarebbe morta, a meno che non fuggisse. Perciò, i genitori la spedirono in mare, su di una piccola barca. Dopo tre mesi, approdò in un'isola rigogliosa, ma disabitata. C'era solo un ragazzo, il quale le spiegò che le persone del luogo erano morte di peste e che loro due erano stati scelti per dare vita ad una nuova popolazione. Così, in ricordo della ragazza, progenitrice dei nuovi abitanti, quella terra prese il suo nome.

  • La costa dei giganti

Vicino Catania, si trova la cosidetta "Riviera dei Ciclopi". È un tratto di litorale incontaminato che, secondo la leggenda, era il luogo in cui abitavano i mitici ciclopi, tra cui Polifemo. Dopo essere stato ingannato da Ulisse, costui scagliò delle rocce a mare, verso le imbarcazioni del re di Itaca. Non riuscì a colpirlo, ma, a causa della sua rabbia, nacque l'attuale fascia costiera.

  • Aci, il pastore

In maniera indiretta, Polifemo è all'origine, anche, di altre località. Infatti, si racconta che fosse innamorato della bellissima ninfa Galatea. Però, questa non lo ricambiava ed era, invece, invaghita del bel pastore Aci, figlio di Pan. Mosso ancora dalla rabbia, il ciclope uccise il giovane Aci, schiacciandolo con un masso. Galatea ne fu molto rattristta e pianse a lungo. Le sue lacrime impietosirono gli Dei, che tramutarono i resti del pastore in un fiume. Questo corso d'acqua sfocia nel posto dove i due amanti si incontravano, su una spiaggia poco distante da Acireale. E proprio in virtù della sua morte, il ragazzo ha dato il nome ai centri circostanti, quali, ad esempio, Aci Castello e Aci Trezza.

  • Tifeo, il gigante che regge l'isola

Tifeo era un gigante, figlio di Gea, la Terra e Tartaro, personificazione degli Inferi. Era un essere mostruoso, con 100 teste di drago, in lotta contro Zeus, il padre degli Dei. Durante uno di questi duelli, riuscì a scagliarlo in una grotta, proprio in Sicilia. Allora, Hermes e Pan salvarono il re di tutte le divinità, mentre le 3 Moire (simbolo del Destino) offrivano al mostro della frutta, destinata ai mortali. In questo modo, Tifeo inizò a perdere la sua forza e, in un nuovo scontro, fu ferito, sconfitto e imprigionato sotto l'Etna. Da allora, è costretto a sostenere l'isola. Con la mano destra mantiene Messina, con la sinistra il centro di Pachino, con le gambe Trapani e con la bocca il vulcano.

  • Nicola, il pilastro sul fondo del mare

Tanti anni fa, a Messina viveva tale Nicola, di professione pescatore. Era soprannominato Colapesce perché conosceva nel dettaglio i fondali marini. Per questa ragione, divenne molto famoso, tant'è che, addirittura, l'imperatore Federico II volle metterlo alla prova. Prima, il sovrano lanciò una coppa in mare, ordinandogli di recuperarla e Nicola ci riuscì. Poi, gettò la sua stessa corona, ma, pure, in quel caso, il pescatore fu in grado di riportarla a galla. Infine, Federico tirò in acqua un piccolo anello. Questa volta, Nicola non tornò. A quanto pare, sarebbe morto cercando il gioiello. Tuttavia, c'è chi vuole che sia rimasto, negli abissi, a sostenere la Sicilia, dopo aver scoperto che, una delle tre colonne destinata a questo scopo, era danneggiata.

  • Lo spirito inquieto di Matteo

Nel borgo di Caccamo sorge un castello che domina la valle circostante, dove scorre il fiume San Leonardo. Edificato come fortezza, nel 480 a. C., divenne di proprietà di Matteo Bonello, nel XIII secolo. Questi era un nemico di Re Guglielmo il Malo. Spinto dall'odio, uccise il consigliere del monarca e, per questa ragione, fu ucciso, torturato in modo orribile. Gli furono cavati gli occhi e tagliati i tendini. Da quel momento, il suo fantasma vaga inquieto per la struttura che, un tempo, fu la sua casa.

  • Lo spettro di donna Laura

Nei dintorni di Palermo, a Carini, esiste un castello, un tempo, residenza di un anziano barone. Questi ebbe in sposa tale Laura, appena 14enne. Non amata e sola, la ragazza si innamorò, ricambiata, di Ludovico Vernagallo. Scoperti, i due furono uccisi. Da allora, il fantasma di Laura si aggira per il maniero. Inoltre, in occasione dell'anniversario della sua morte, sembra sia possibile vedere l'impronta insanguinata della mano della giovane su una pietra del castello.

  • Il pozzo di Gammazita

Ai tempi della dominanzione francese dell'isola, un soldato angioino si innamorò di una ragazza di nome di Gammazita, che abitava a Catania. Tuttavia, la giovane non era interessata al militare, dato che già aveva un fidanzato. Ogni giorno, comunque, si recava in centro, a raccogliere dell'acqua. Fu in una di queste occasioni che, all'ennesimo rifiuto, il soldato la uccise e gettò nel pozzo, dove le si riforniva. Si racconta, perciò, che i depositi di rame sul fondo della cavità siano, in realtà, il sangue della ragazza.

  • I tesori nascosti

La leggenda siciliana è piena di "truvaturi", cioè tesori che gli isolani hanno provveduto a nascondere quando, in Sicilia, arrivarono i mori. Queste ricchezze sono protette da spiriti. Collegata a questa tradizione è quella che vuole celato un tesoro incredibile nel feudo di Disisa (una frazione di Grisì, cittadina vicino Monreale). A proteggerlo degli spettri dispettosi, che impediscono che, anche, una sola moneta sia portata via. Per riuscire nell'impresa bisogna essere aiutati da 3 persone, provenienti da punti diversi dell'isola, che debbano fare di nome Santi Turrisi. Con questi uomini, si dovrà uccidere una giumenta bianca e mangiarne le interiora.

  • Gli occhi di Lucia

Una santa molto amata dai siciliani è Lucia. Nata a Siracusa, è stata una martire cristina, uccisa durante le persecuzioni dell'imperatore romano Diocleziano. La sua figura si celebra il 13 dicembre. Donna molto bella, donò i suoi occhi ad un ragazzo innamorato dei lei. Per il suo atto di bontà, le ricrebbero occhi altrettanto belli. Il giovane pretese anche questi e, al rifiuto della beata, la uccise.