Ragazzo pugliese restituisce il cellulare ai genitori: "È noioso, preferisco suonare"

La sua storia ha fatto il giro del web. Normalmente non sarebbe una notizia degna di nota, ma ha fatto scalpore perchè nettamente controtendenza rispetto al comportamento medio degli adolescenti mondiali. Lui ha solo 12 anni e ha deciso di restituire il cellulare ai genitori perchè preferisce suonare.

Siamo a Bitonto in Puglia. Questo giovanissimo studente si chiama Alessandro: aveva un cellulare regalato dai genitori 4 anni fa. Ma qualche settimana fa, il ragazzino ha deciso di riconsegnare lo smartphone al padre, mettendolo in una busta all'interno della borsa porta documenti. Quando il papà se ne è accorto, il ragazzo si è giustificato dicendo che si era annoiato di usarlo, preferendo suonare alla vita virtuale regalata dal telefonino.

"Lo trovo noioso, preferisco suonare. Così ho più tempo anche per realizzare uno dei miei sogni: diventare batterista", questa è la motivazione del giovane pugliese che ha deciso di non usare più il suo telefono.

La notizia, lanciata da La Stampa, ha fatto discutere molto. Infatti sono tanti i genitori che invitano i propri figli a seguire questo esempio, ma ci sono anche tanti genitori che si sentono più sicuri se i figli hanno un telefono a disposizione per poterli contattare in continuazione.

Il papà di Alessandro ha così commentato l'episodio: "All'inizio non ho dato peso alla cosa mi è sembrato strano solo che anche il secondo giorno il telefono è rimasto lì". Quando poi ha chiesto spiegazioni, il ragazzo ha risposto: "Ti sto dando indietro il cellulare, papà, non ne posso più. Mi sono stancato di esser come tutti gli altri".

Ora Alessandro ha ripreso a suonare la batteria e a giocare a tennis, attività che prima erano state sostituite dalla vita virtuale con lo smartphone. Nonostante un iniziale momento di difficoltà iniziale ad abbandonare completamente il telefono, ora il 12enne è diventato un piccolo eroe moderno.

Chissà se il suo esempio verrà seguito da altri ragazzi oppure il suo resterà un gesto unico all'interno della moltitudine di adolescenti (e non) che vivono in simbiosi con il proprio cellulare.